YOGA E VITA. YOGA E’ VITA.
Lo Yoga è un percorso di consapevolezza che possiamo intraprendere in qualunque momento della nostra vita, a volte per curiosità a volte per necessità.
Qualunque sia la ragione iniziale, quando facciamo esperienza di noi stessi sul tappetino stiamo prendendoci cura di noi.
Lo Yoga è un incontro. Un incontro con noi stessi, con le nostre forze e i nostri limiti, con il nostro corpo e la nostra anima.
Lo Yoga è una scoperta. Lo Yoga è uno strumento per fare conoscenza di noi stessi e toccare le nostre profondità.
Partiamo dal corpo perché è il mezzo più immediato di cui disponiamo – soprattutto in Occidente – per raggiungere altri strati più intimi e nascosti di noi stessi.
Gli Yogi hanno riconosciuto che la manifestazione fisica del corpo non è altro che la forma animata di qualcosa di più grande: è quella stessa forza che muove le maree, fa aprire un fiore o genera i lampi durante un temporale ad animare i nostri corpi. Questa forza vitale muove il respiro, i fluidi, l’elettricità che scorre attraverso i nervi e il metabolismo interno di ogni singola cellula; è il principio motore sotteso a tutti gli organi della percezione (…). Quando sviluppiamo la consapevolezza dei moti interiori che permeano il corpo acquisiamo accesso ai moti della mente (…). Con la loro indagine rintracciarono nel corpo diversi strati o kosha, frequenze che andavano via via dalla materia carnale più grossolana fino alle infrastrutture energetiche più sottili. Scoprirono che il prana, la forza vitale che pervade il corpo, si muoveva in direzioni particolari e che il controllo preciso di quella forza vitale poteva dar forma ai moti della coscienza. Per queste ragioni, acquisire consapevolezza del corpo fisico non era un processo distinto dalla consapevolezza della coscienza stessa (Donna Farhi, Lo Yoga nella Vita. La pratica quotidiana di una vita illuminata, a cura di Diana Petech, Corbaccio Milano, 2005).
Secondo la tradizione infatti siamo costituiti da cinque involucri – kosha – che comprendono la struttura più fisica e materiale (Annamayakosa), quella energetica (Pranamayakosa), quella mentale (Manomayakosa), quella dell’intelletto (Vijnanamayakosa) e quella spirituale (Anandamayakosa).
Lo Yoga ci consente di esplorare tutti e cinque questi corpi e di riscontrare nella vita quotidiana ciò che la pratica ci rivela.
Perché la pratica dovrebbe servirci a portare avanti le nostre doti e i nostri talenti e dovrebbe aiutarci a vivere meglio, con accettazione. Pratichiamo per vivere e non viviamo per praticare.
Per questo dovremmo sempre chiederci se la struttura e l’intenzione della nostra pratica ci rende individui integri e agisce in sintonia con i cambiamenti che viviamo.
Chiederci se la pratica che facciamo rinforzi o no in noi la capacità di essere presenti e unificati con tutto ciò che viviamo è l’unico criterio che ci serve per stabilire che cosa fare o non fare sul materassino (Donna Farhi, Lo Yoga nella Vita. La pratica quotidiana di una vita illuminata, a cura di Diana Petech, Corbaccio Milano, 2005).
Una pratica regolare e costante accresce la fiducia in se stessi, migliora la salute e il benessere, ristabilisce equilibrio e armonia a tutto l’organismo e infonde quiete e serenità.
La pratica non annulla gli alti e bassi della vita, non esclude le difficoltà e le sfide, non cambia il mondo. Quello che fa la pratica è darci accesso diretto a un rifugio interiore, sempre presente, di pace, che esiste all’interno e al di là di tutte le polarità (Donna Farhi, Lo Yoga nella Vita. La pratica quotidiana di una vita illuminata, a cura di Diana Petech, Corbaccio Milano, 2005).
La pratica non modifica ciò che siamo ma ci fa vedere noi stessi e il mondo in maniera diversa, perché ci conduce a una maggiore chiarezza, ci rende esseri umani più completi e ci consente di scoprire una migliore qualità di pensiero e azione.
Questo determina un beneficio per noi stessi ma anche per il mondo presente in cui viviamo e quello futuro.
L’aspetto filosofico dello Yoga rafforza le relazioni, in quanto parla di unione e connessione, con noi stessi e gli altri. Sottolinea l’umiltà e l’abbandono di ogni atteggiamento egoico e questo genera empatia e induce al perdono.
All’inizio per molti lo Yoga è sconcerto e confusione. Il corpo inizia a esplorare parti sconosciute, gli organi vengono stimolati e il tessuto connettivo si risveglia.
Questo genera cambiamento. Ma il cambiamento può fare paura.
Il cambiamento fisico porta a un cambiamento più sottile che raggiunge lo stato emotivo della persona. E quando ce ne rendiamo conto, dopo lo sconcerto iniziale, impariamo a convivere con questo nuovo atteggiamento verso noi stessi e verso la vita.
E allora proviamo gioia.
Entriamo in quello stato di viva e completa soddisfazione che conduce a una vita più serena, piena e consapevole.
Ho scoperto che il significato originario della parola “gioia” ha un’etimologia sanscrita che rimanda al termine di “yuj” (lo stesso da cui deriva la parola yoga), tradotto come “unire, mettere insieme, controllare, integrare”.
Si tratta di ciò di cui scrivevo sopra, ossia armonizzare tutto il nostro essere nei suoi vari aspetti, fisico, mentale, emozionale, intellettuale. E poi integrare noi stessi con gli altri.
La gioia quindi investe tutti gli aspetti della vita e da semplice emozione si trasforma in sentimento, in uno stato dell’essere.
Pratichiamo, sperimentiamo, ascoltiamo quello che succede.
Se non arriviamo a gioire oggi, perseveriamo. Perché ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere chi vogliamo diventare.