Io e il mio nuovo studio yoga

Io e il mio nuovo studio yoga

IO E IL MIO NUOVO STUDIO YOGA

Intervista all’insegnante di yoga  e yoga terapista Eliana Amadio, in occasione dell’apertura del suo nuovo studio in Albaro.

Come è entrato nella tua vita lo yoga? Cosa ti ha attirato all’inizio?

Lo yoga è entrato nella mia vita casualmente. Nel 2000 vivevo a Londra e in quel momento stavano diffondendosi molti centri yoga in ogni angolo della città. Ne ho individuato uno particolarmente vicino a casa mia e sono rimasta affascinata da quel mondo.

Da allora non ne sono più uscita.

Il centro che ho iniziato a frequentare offriva lezioni tutti i giorni a tutte le ore e così ho esplorato diversi stili e metodi di insegnamento. Poi nel tempo ho selezionato le classi in cui mi trovavo meglio e ho iniziato a prediligere alcuni insegnanti che sentivo più vicino alle mie corde.

Cos’è lo yoga per te?

Lo yoga per me è tante cose, ma è soprattutto un percorso di consapevolezza.

Lo yoga per me è vita.

Quello che negli anni vivo sul tappetino diventa uno spunto nella quotidianità.

Lo yoga non mi ha cambiato, mi ha semplicemente fatto riscoprire quegli aspetti della mia personalità che erano nascosti e che ancora devo imparare a scoprire del tutto.

Lo yoga mi consente di guardare alle mie potenzialità e vivere nel migliore dei modi possibili, con tutti i limiti e le difficoltà che comunque si presentano giorno dopo giorno.

Cosa ti ha motivato a diventare un insegnante?

Quando ho intrapreso la formazione per diventare insegnante di Hatha Yoga non ero cosciente del fatto che sarebbe diventato il mio lavoro. Non ho scelto di insegnare, è stato lo yoga a scegliermi.

Al secondo anno di formazione, durante le ore di didattica, quando facevo lezione per le colleghe, ho iniziato a sentire una profonda connessione tra ciò che stavo studiando, la sua applicazione pratica e il feedback degli altri.

Ho iniziato a riscontrare chiaramente che nella complessità della disciplina, in realtà, si potevano avanzare proposte semplici, utilizzando gli strumenti e i metodi idonei e si ottenevano dei risultati efficaci e immediati.

Ancora oggi vivo la mia pratica e la mia trasmissione da insegnante sulla base di un unico principio che “va a ridurre” piuttosto che aggiungere secondo il concetto esaustivo degli inglesi per cui “less is more”.

Che studi hai fatto e come è cambiato il tuo modo di praticare e insegnare?

Conseguito il diploma di Insegnante di Hatha Yoga nel 2015, ho continuato a studiare e ad oggi sono insegnante certificata anche in Yoga in Gravidanza, Yoga per Adolescenti, Yoga One-to-One, Restorative Yoga e Yin Yoga.

Nel mese di aprile 2018 ho concluso il corso di specializzazione in Yoga Therapy presso Yogacampus (Londra), accreditato dal British Council of Yoga Therapy e riconosciuto dal Complementary and Natural Healthcare Council (CNHC).

Sono insegnante di yoga e yoga terapista.

Nel corso degli anni e grazie agli stimoli ricevuti nei vari corsi di formazione, sono arrivata a praticare in modo sempre più consapevole: da una parte riconosco la mia indole e ciò che mi attrae di più, dall’altra cerco l’equilibrio e compenso ciò che mi fa stare bene con ciò che mi mette in discussione.

La stessa cosa applico all’insegnamento: cerco sempre l’equilibrio della proposta, senza forzare esclusivamente in un’unica direzione ma combinando la pratica più attiva e dinamica con quella più lenta e passiva.

Che tipo di yoga insegni nelle tue classi?

Partendo dallo yoga classico, nelle mie classi introduco elementi che derivano da stili diversi.

A livello fisico concentro l’attenzione su un lavoro posturale, in cui la persona possa riconoscere i propri limiti per migliorarli.

Mi interessa stimolare le persone alla propriocezione, ossia la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di attivazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.

Invito sempre a lavorare sul corpo e sul respiro per fare conoscenza di se stessi, per riconoscere le proprie potenzialità e la propria unicità.

Cerco di armonizzare l’allungamento e il rafforzamento, la morbidezza e la forza, la staticità delle posizioni e il movimento, senza però raggiungere mai sequenze dinamiche. Utilizzo i supporti laddove siano strettamente funzionali al lavoro sul corpo e/o alla persona nello specifico.

Non ci sono distinzioni di livelli o anni di pratica, perché ognuno è invitato ad ascoltarsi e fare in modo che la mia proposta diventi sempre più una pratica personale.

Sono particolarmente attenta alla funzionalità del movimento in relazione al respiro.

E nelle pratiche più passive e intime – Restorative Yoga e Yin Yoga – introduco esercizi di respirazione specifici e momenti di meditazione.

Prediligo classi con poche persone in un ambiente intimo e accogliente. Non insegno né conoscenza né sapere ma trasmetto un vissuto, che conosco e riconosco.

Quali sono i benefici di questo tipo di yoga e chi può praticarlo?

Lo Yoga in generale ha un valore terapeutico.

I benefici si riscontrano a livello fisico (la postura migliora, il corpo si rafforza, la muscolatura si allunga, le articolazioni vengono lubrificate) e l’organismo ritrova un generale senso di equilibrio e benessere.

Lo Yoga migliora la capacità polmonare e l’attività del diaframma, a vantaggio dell’apparato cardio-respiratorio.

Agisce sul sistema nervoso riducendo l’ansia e il livello di stress.

Aumenta la concentrazione e migliora la funzione cognitiva, l’attenzione e la memoria.

Nel caso in cui si presentino delle patologie, dei piccoli traumi o delle vere e proprie malattie da curare, lo Yoga agevola il processo di cura della persona, integrandosi all’utilizzo degli strumenti medici.

Lo Yoga infatti è per tutti, nella misura in cui si applicano le dovute cautele in caso di problematiche specifiche e si suggeriscono le varianti adatte per la persona.

Nelle mie classi, ad esempio, nonostante non ci siano distinzioni di livello, non necessariamente tutti fanno tutto. Adattarsi alle esigenze di ogni allievo è il principio fondante del mio insegnamento. Per questo mi concentro su poche persone alla volta e, in alcuni casi, consiglio una pratica individuale affinché la persona possa trarne maggior beneficio.

Che consigli daresti a chi vuole iniziare la pratica?

Consiglio sempre una lezione di prova perché la persona faccia esperienza della pratica che propongo, della metodologia che applico e possa valutare se si sente a proprio agio oppure no.

La relazione tra insegnante e allievo resta un elemento fondamentale nella scelta del luogo in cui praticare. A pelle ci si riconosce e ci si può aprire alla conoscenza di questa disciplina. Se qualcosa non funziona l’allievo potrà trovare in altri insegnanti e in altri stili ciò che cerca.

Se si parte dal riconoscere lo Yoga come strumento di cambiamento e trasformazione – perché di fatto è così – occorre praticare in un contesto sicuro ed efficace ed è indispensabile che la persona si senta sostenuta e riconosciuta, indipendentemente dal punto del percorso in cui si trova.

–  Cosa ti aiuta a decidere il tipo di sequenza da usare in una lezione?

Da qualche anno sono interessata a lavorare su famiglie di posizioni specifiche che cambio di settimana in settimana.

Le posizioni, a livello fisico, possono riguardare l’allineamento, l’estensione all’indietro, la flessione in avanti, la torsione, l’allungamento laterale, l’equilibrio e l’inversione. Le famiglie di posizioni ovviamente possono essere combinate tra loro in modo da fornire in ogni lezione un senso generale di armonia e benessere.

Tendenzialmente la mia proposta prevede una prima fase di “riscaldamento” del corpo in funzione delle posizioni su cui mi interessa lavorare e un graduale aumento dell’intensità della pratica per arrivare a sperimentare le posizioni specifiche. Nella fase conclusiva della lezione prevedo sempre alcune posizioni più passive, prima del rilassamento finale.

Mi interessa lavorare anche in relazione alla stagione, al clima e alle funzioni organiche dell’organismo in sinergia con i cicli della natura, così da mettere in connessione i benefici della pratica nel contesto del vissuto quotidiano.

Cosa pensi di fare nel tuo nuovo studio?

Oltre alle lezioni settimanali mi piacerebbe organizzare dei seminari pratici e teorici, in cui approfondire delle posizioni e delle tecniche respiratorie specifiche e in cui sviluppare un aspetto più didattico della pratica. Un’esperienza laboratoriale in cui gli allievi possono avere modo di conoscere a fondo l’utilità dello Yoga in relazione alla stagione della vita che stanno vivendo.

Vorrei organizzare degli incontri con un osteopata per sviluppare una conoscenza più approfondita delle affezioni che interessano l’apparato neuro-muscolo-scheletrico e viscerale.

Mi piacerebbe ospitare qualche insegnante che ho avuto la fortuna di incontrare nei miei anni di formazione in Gran Bretagna, per avvicinare i miei allievi a una proposta diversa e complementare a ciò che già riscontrano nelle mie lezioni.

Vorrei organizzare dei cicli di conferenze sullo Yoga Therapy e sulla sua applicazione in casi specifici, dal momento che è indicato per disturbi del sistema nervoso (ansia, depressione, stress, insonnia, instabilità emotiva, cefalea), dell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sinusite, rinite allergica, bronchite cronica), dell’apparato digerente (stitichezza, gastrite, colite spastica, sindrome del colon irritabile) e del sistema osteo-muscolare (artrosi,artrite, scoliosi, cifosi, iper e ipolordosi, discopatie).