L’arte del rallentare

L’arte del rallentare

L’ARTE DEL RALLENTARE

Ci troviamo in un momento particolarmente difficile, in una condizione di vita fragile. Cambiano le urgenze e le necessità. Si modificano le priorità.
Siamo invitati a tornare all’essenza, a stare nelle nostre case, ad adeguarci a nuove abitudini.

Quanto siamo stati preparati per questo?

La vita e la società contemporanea non ci hanno forse insegnato il contrario?

Correre, affannarsi, accumulare, allungare la lista delle cose da fare, e ora non c’è tempo per la via di mezzo, il rallentare, ora ci impongono di fermarci.

Se qualcuno ha potuto assaporare l’arte del rallentare, nella propria vita, ora farà meno fatica ad adattarsi a queste nuove modalità.

Rallentare, in senso proprio, vuol dire “rendere più lento” e per molte persone ha una connotazione negativa. E poi rallentare, in senso figurativo, vuol dire “diminuire di intensità, attenuare” e anche questo ha spesso un tratto distintivo negativo.

E se invece pensassimo al rallentare come a “prendersi del tempo”, non sarebbe più facile interpretare questa azione in maniera positiva?

A volte il significato che diamo a una stessa parola ne cambia completamente i connotati.

E cosa può succedere se rallentiamo? Forse che possiamo gustarci di più la vita e le relazioni, forse che possiamo ascoltare noi stessi e conoscerci meglio, forse che possiamo godere delle piccole cose e dell’unicità dei momenti, momento dopo momento.

Paura?

Si dai, una vita passata a generare sovrastrutture di noi stessi (a volte inconsapevolmente), ruoli e mansioni multifunzionali, sovrapposizioni di pensieri e parole, tutto condito con l’affermazione più popolare e ricorrente del secolo – “non ho mai tempo”.

Ci siamo chiesti se realmente ci manca questo tempo o se non si tratti semplicemente di riconoscere ciò che si è in grado di gestire senza entrare in uno stato di ansia o stress? Perché davanti alle liste delle cose da fare che si allungano, le opzioni sono due – continuare a vivere in uno stato di costante insoddisfazione (e alimentare lo stress) oppure comprendere che occorre adattarsi alle energie e alle possibilità del momento.

Le donne in gravidanza sono un bellissimo esempio di tutto ciò e l’emblema assoluto della messa in opera dell’arte del rallentare. Nelle prime settimane sentono di poter continuare a svolgere la stessa vita di prima. La mente viaggia veloce, il corpo meno. E per questo non è immediato che modifichino le abitudini e si adeguino a ciò che sentono (rispetto a ciò che la testa vorrebbe che facessero). Ma con il procedere della gravidanza sono le sensazioni che determinano le loro azioni (e non viceversa). Se il respiro è corto e affannato, ad esempio, occorre rallentare. E le donne in gravidanza lo sentono e lo fanno.

Se continuiamo ad avere fretta alimentiamo la mente, che viaggia veloce, e perdiamo di vista tutto il resto. Se proviamo a rallentare il corpo (le azioni, la lista della spesa) e il respiro (il modo di comunicare, l’intensità e la velocità delle parole) generiamo un nuovo linguaggio anche nel susseguirsi dei pensieri, li rallentiamo ed è auspicabile che ne cambiamo anche la qualità.

Perché spesso pensiamo il contrario, pensiamo che dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e modificare la nostra mente. Ma ciò è presuntuoso. Se invece partiamo dal corpo – che magari si è irrigidito e proviamo a scioglierlo un po’ – e dal respiro – che magari possiamo imparare ad allungare, sviluppiamo umiltà e potremmo ricavarne un maggior beneficio.

E se interrompere i processi della mente per dare priorità al sentire ci intimorisce, prenderne consapevolezza è sicuramente un primo passo verso una conoscenza più veritiera di noi stessi.

Da lì chissà che non ci predisponiamo a rinnovare la nostra energia, e scoprire risorse interiori che abbiamo soffocato per cercare risorse ed energie fuori da noi.

Quale migliore occasione se non quella che ci impone il momento attuale, attraverso l’arte del rallentare?

“La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza”.
(Lao Tzu)