L’albero nella tradizione dello yoga. Radici e libertà

L’albero nella tradizione dello yoga. Radici e libertà

L’ALBERO nella TRADIZIONE dello YOGA.

RADICI e LIBERTÀ

Avete mai osservato come vi sentite quando siete nella natura? Che sensazioni provate quando siete in un prato, in un bosco rado o in una foresta un po’ più fitta?

Le sensazioni cambiano.

Ci sono degli studi che associano la nostra personalità alle diverse tipologie degli alberi, ma senza addentrarci in questo, è sufficiente ascoltare in quale ambiente naturale stiamo meglio e già questo rivela tantissimo a noi stessi.

L’albero dello Yoga

L’immagine dell’albero, nel contesto dello Yoga, rappresenta per molti aspetti l’essenza stessa della disciplina.

A partire dal celebre maestro B.K.S. Iyengar che, nel suo testo L’albero dello yoga (titolo originale, Light On Yoga), illustra la sua filosofia, maturata da più di settant’anni di studio e di pratica.

Contestualizzando la pratica dello yoga negli Yoga Sutra di Patanjali (uno dei testi classici dello yoga antico), Iyengar illustra i tradizionali otto rami dello yoga attraverso l’immagine dell’albero e li analizza in relazione allo yoga moderno, rendendoli così accessibili a tutti.

Un viaggio verso la ricerca di se stessi comprende:

  • i codici morali (yama e niyama) per vivere in modo etico,
  • le pratiche fisiche (asana) che conducono verso la verità della propria incarnazione,
  • il controllo della respirazione (pranayama) concepito come strumento per sincronizzare il ritmo individuale con il ritmo primordiale dell’universo,
  • il ritiro dei sensi (pratyahara) per riconoscere cosa è importante e liberarsi di pensieri ed emozioni transitori,
  • la concentrazione (dharana) sulle cose che hanno un valore duraturo,
  • la meditazione (dhyana) per imparare a mantenere la compostezza nelle situazioni più difficili,
  • la liberazione (samadhi) per raggiungere il proprio massimo potenziale.

Tra le varie posizioni dello yoga, quella dell’albero – Vrikshasana – è una posizione in piedi e migliora l’equilibrio fisico ed emotivo. Inoltre simboleggia la connessione tra la terra e il cielo, tra le nostre radici e la nostra aspirazione spirituale.

L’albero rappresenta la vita; si nutre della terra e si libera nell’aria, le foglie e i frutti che cadono ritornano alla terra per nutrirla a loro volta.

Tra terra e cielo. Risvegliare la colonna vertebrale con la pratica yoga

Quando ho letto il libro di Vanda Scaravelli, Awakening the Spine [1], ho percepito la relazione tra l’immagine dell’albero e il nostro corpo (non solo inteso come involucro ma come insieme di corpi, da quello fisico a quello spirituale).

Vanda Scaravelli ci rivela una semplice verità fisica, ci spiega che “esiste una divisione a metà della nostra schiena dalla quale la colonna vertebrale si muove simultaneamente in due opposte direzioni: dalla vita in giù, verso le gambe e i piedi attirati dalla forza di gravità, e dalla vita in su, fino alla cima della testa, sollevandoci con leggerezza”.

E questo avviene in tutte le forme di vita erette, nelle piante e negli alberi.

Il suo testo si fa ancora più interessante quando spiega come le radici degli alberi si spingono con forza verso il centro della terra e contestualmente il tronco cresce verso l’alto e prosegue osservando come “il punto centrale dell’albero, cioè quello in cui tocca la superficie della terra, corrisponde nel nostro corpo al punto vita a livello della quinta vertebra lombare, proprio dove la colonna si muove in entrambe le direzioni”.

Ecco, questa semplice verità, ha cambiato la mia prospettiva sulle posizioni in piedi e in generale sulle forze opposte che entrano in gioco per mantenere la colonna vertebrale in salute e soprattutto per allungarla e distenderla senza sforzo.

In termini pratici, le nostre radici si sviluppano dalla quinta vertebra lombare in giù e il nostro tronco dalla quinta vertebra lombare in su.

Radici e libertà

Quindi, se vogliamo che il nostro tronco si liberi verso il cielo, dobbiamo lavorare sulle nostre radici, radicarci dalla vita in giù per sentirci liberi dalla vita in su. E tutta la colonna vertebrale ne beneficia e così il nostro respiro.

Le forze opposte che a livello della quinta vertebra lombare lavorano in maniera complementare, come dico spesso a lezione, creano spazio – spazio tra le vertebre, quindi spazio tra un respiro e l’altro e quindi spazio nella mente.

E se si crea spazio si acquisisce libertà, che diventa libertà mentale.

L’immagine dell’albero, in natura, ci aiuta a capirlo ancora meglio – ogni pianta per crescere ha bisogno di spazio e più le radici riescono a svilupparsi più l’albero crescerà sano e rigoglioso.

Più le nostre radici sono sane e stabili, più praticheremo con fermezza.

Più il nostro tronco è libero e ha spazio, più la nostra vita sarà leggera e gioiosa.

Le nostre paure, le nostre difese e le nostre insicurezze sono riflesse nel corpo.

I nostri nodi fisici riflettono i nostri nodi emotivi e psichici.

Se iniziamo a liberare i nodi fisici arriviamo a liberare i nodi più profondi. E il corpo diventa un laboratorio per scoprirci, liberarci e vivere una vita più consapevole.

“Per coltivare una pianta si deve prima vangare la terra, rimuovere i sassi e le erbacce e ammorbidire il terreno. Si pianta poi il seme e lo si copre accuratamente con terra soffice in modo che quando si schiuderà non venga danneggiato dal peso; quindi, si innaffia, dopodiché si attende che germogli e cresca. Dopo uno o due giorni, dal seme spunta uno stelo che poi si dividerà in due e produrrà foglie. La pianta continua così a crescere fino ad avere un tronco che a sua volta genererà rami con molte foglie che si orienteranno in varie direzioni. Allo stesso modo si deve accudire l’albero dell’anima”[2].

[1] “Tra terra e cielo. Risvegliare la colonna vertebrale con la pratica yoga”, edizione italiana, 2014 Edizioni Mediterranee, Roma

[2] B.K.S Iyengar “L’Albero dello Yoga”, edizione italiana, Ubaldini Editore, 1989 Roma